stavo proprio pensando al fatto che, circa 5 anni fa ero innamorata persa del mio tatuatore.
così, come una pazza.
certo, c'è da mettere in conto che 5 anni fa avevo 20 anni. e mi facevo il primo tatuaggio. e prendevamo una casa al mare da sole per la prima volta. e il mio primo amore mi aveva lasciato da poco e io ero sconvolta dall'accaduto. anche se ero in via di ripresa...
però insomma, ci eravamo conosciuti per caso.
una mattina in un bar dove ci avevano portate a fare colazione, altri amici.
sapete quando sentite addosso quegli sguardi che vi perforano? che sembra che chi vi guarda abbia il potere della vista a infrarossi. tanto potente da riuscire a farvi le lastre.
io mi nascondevo dietro un paio di occhiali da sole Police con le lenti blu, ma non è che mi riuscisse così bene.
il tizio era strano.
aveva un braccio COMPLETAMENTE tatuato. dalla spalla fino al polso.
"se l'è fatto da solo, lo sai?"
"come da solo???"
"si si, è tatuatore! quelle sono le prove che ha fatto su di sé."
gulp. davvero? cioè, questo è tatuatore e per provare a fare bene le cose, ha cercato di capire prima se ci riusciva su di sé. caspita.
e insomma, per circa due ore non aveva fatto altro che guardarmi. non è che veniva lì a parlarmi, a presentarsi. no. avevano dovuto essere gli altri a presentarci. poi.
e io non mi rendevo capace: a me? proprio io potrei mai piacere a un TATUATORE? nah. forse mi guarda perchè sono strana. non mi ha mai visto in questo paesino così piccolo e non capisce chi sono. semplice.
poi però mi aveva cominciato a ronzare in testa un'idea balzana.
ma se mi facessi un tatuaggio anch'io? dopotutto lo voglio da tanto. adesso glielo chiedo se ha un po' di tempo per me.
insomma, ci ho messo mezza giornata a decidere. la sera stessa mi venne a trovare alla casa al mare dove ero con la mia amica, per parlarne, poi mi disse che dovevo mandargli il disegno. però continuava a guardarmi con quello sguardo strano. e aveva due occhi verdi che la metà sarebbe bastato.
in fondo, non era poi così male. Gianluca. ecco come si chiamava.
ed era alto. molto più alto di me. carnagione scura, il fisico prestante. madonnasanta. mi piaceva. ma ancora non capivo bene perchè e percome.
insomma, erano rimasti gli ultimi due giorni di vacanza. e l'ultima sera avevano deciso di fare una festa per noi che ce ne stavamo andando.
bella gente i sardi. se gli piaci ti danno l'anima.
il penultimo giorno sono andata a farmi il tatuaggio. il mondo intero mi aveva detto che avrebbe fatto un male cane, ma io non volevo crederci. poi però, quando mi sono seduta sulla sua sedia e lui ha aperto l'ago e ha acceso la macchinetta. quel rumore mi era sembrato piuttosto inquietante.
"farà male?"
"dipende da te."
"in che senso?"
"nel senso che siamo tutti diversi e il dolore anche è una cosa soggettiva."
"perfetto. quindi farà male."
"non è detto."
"ok, fai piano però."
lui rideva. questa tontolona chiedeva di fare piano. ma i tatuaggi in un modo solo si fanno: l'ago entra nella pelle e infila l'inchiostro in fondo, in modo che non si possa cancellare. fine del discorso.
dopo un paio di minuti però mi era venuto il dubbio.
"hai cominciato?"
"certo, e da un bel po'."
"ah."
non sentivo niente. solo il ronzio della macchinetta nelle orecchie e un leggero solletico sulla spalla. come se qualcuno mi stesse, non so, accarezzando. dopo poco però era finito. non ci voleva molto, era piccolo.
"fatto."
"già fatto?"
"certo."
"sicuro?"
"si."
"continua!"
lui rideva. devo essergli sembrata proprio una scema totale. poi però aveva ripreso la macchinetta.
"ci vuoi le sfumature?"
"si!"
finisce il lavoro.
"adesso te lo firmo"
e mi guarda negli occhi. sapete quando nei libri leggete che la protagonista ebbe un tuffo al cuore ? beh, per me fu esattamente così. ci fu uno strano scambio di organi vitali. lo stomaco nella testa, il cuore nella pancia, il cervello sembrava dissolto.
"firmalo se vuoi"
non diceva sul serio. non mi avrebbe mai firmato la pelle col suo nome, in modo che ci rimanesse scritto per sempre. e io ero consapevole del rischio. ma in quel momento non mi importava. quegli occhi, quelle mani. era magnetico. la sua vicinanza mi faceva sentire ubriaca. stupida.
la nostra storia d'amore si consumò in un paio di giorni.
la sera stessa ci baciammo. il pretesto fu la mia testata a una serranda mezza chiusa (la solita maldestra che fa figuracce).
poi passammo circa 5 ore di seguito a parlare di tutto, ignorando il resto del mondo. che, ovviamente, lo faceva apposta a lasciarci soli.
in questi casi è sempre tutto calcolato dagli altri.
poi la notte rimanemmo insieme. sparsi in giro per il corpo ne aveva molti altri di tatuaggi.
e la mattina. tutta la giornata gli feci compagnia al chiosco dove lavorava. vedendo tutti quelli che gli passavano sotto le mani, e si fidavano di lui. poi la sera, finchè non arrivò il momento. quando io dovevo partire.
fu un colpo.
lasciarlo, così. senza sapere se ci saremmo mai rivisti.
e il tatuaggio me lo regalò.
volevo sposarlo e farci dei bambini. subito.
che follia. ma ci credevo sul serio. io lo volevo veramente. con ogni fibra del mio corpo.
se avessi potuto sarei rimasta. sarei ripartita il giorno dopo. non sarei per niente tornata a casa. non mi importava il posto se potevo essere felice.
passammo due settimane a sentirci al telefono, tre volte al giorno. poi lui scomparse.
feci di tutto per recuperarlo, ma niente.
niente.
non riuscii a smettere di credere che potevamo essere felici insieme per tutta la vita per una buona manciata di mesi. parlando di lui continuamente.
due giorni mi ci erano voluti per innamorarmi. perdutamente e follemente.
una pazza.
fortuna che poi ce l'ho fatta a dimenticarlo.
adesso ha un figlio. con un'altra. sarda come lui. sono felici. molto.
e io continuo ad andarmi a fare tatuaggi da lui. anche se in fondo non è così facile.
la mia storia non è così romantica. il mio primo tatuaggio l'ho fatto a 15 anni. nel centro sociale occupato che frequentavo qui a Perugia c'era fra gli altri un ragazzetto fricchettone che stava iniziando a fare tatuaggi. gli aghi se li faceva da solo e tatuava in una stanzetta zozza chiunque si presentasse alla porta: tossici, alcolisti e via dicendo. facemmo amicizia e così si offrì di farmi un tatuaggio. doveva essere una pantera ma ai più, me compreso, sembrava un ratto. come se non bastasse era pure in rilievo perché Led, così si chiamava, non sapeva ancora regolare la forza ed usava la macchinetta come fosse un trapano. il tatuaggio fu gratis anche per me, però grazie a Dio non dovetti baciarlo nè tantomeno passare la notte con lui. ora di tatuaggi ne ho 13, ma guardo ancora con affetto la mia pantera storpia, che tanto ha fatto incazzare mia madre e mio padre (che minacciò di togliermela con la carta vetrata). e volete sapere qual'è il bello di questa storia? quel tatuatore è considerato ora uno dei più bravi in circolazione...
RispondiEliminaMa pensa te *_* voglio raccogliere una serie di testimonianze e scriverci un libro con queste cose! È una cosa troppo bella!
RispondiElimina13 tatuaggi??? Cacchio, voglio saperli tutti! E ti invidio da morire :)
un altro tatuaggio l'ho fatto qualche tempo dopo in Francia a Montecarlo. sulla schiena ho avuto l'idea geniale di farmi fare una rosa circondata da una fascia col nome Martina, la mia ragazza del tempo. la mia speranza era che la giovane quindicenne, sedotta da cotanto gesto, si decidesse finalmente a darmela. un paio di settimane dopo ci eravamo lasciati! il tatuaggio comunque non è male e se un giorno avrò una figlia so già come chiamarla...
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