"io scrivo": una di quelle frasi piccole che si portano dietro troppo. io scrivo perchè ne ho bisogno. sono grafomane, non posso farne a meno. come la droga. una di quelle cose che se non ce l'hai vai in crisi.

giovedì 11 febbraio 2010

...senza te non so campar!

pensavo al fatto che esistono delle cose di cui una persona non possa fare a meno.
per qualcuno sono le sigarette
per qualcun'altro è il lavoro a maglia (perchè no?)
per altri ancora è la volontà di sentirsi affermati.
ora, togliendo tutte quelle cose che implicano i sentimenti e i pensieri, cioè i desideri non materiali; e le cose -al contrario- profondamente materiali come potrebbero essere i soldi, le scarpe eccetera; e togliendo anche, nel mio specifico caso, lo scrivere, i libri e la musica che formano una base inalienabile nella mia esistenza, vale anche per me questo assunto.
l'assunto che ci sono delle cose senza le quali credo che non potrei vivere o che la mia vita sarebbe terribilmente sgradevole e difficile da sopportare.
insomma, ci sono momenti in cui ti fai il tuo esamino di coscienza e ti analizzi.
sappiamo che certi momenti sono dovuti alla profonda mancanza di elementi concreti nella vita a.k.a. "non ho un cazzo da fare", ed è proprio in questi momenti di vuotezza mentale ed esistenziale, che le cose più assurde sorgono nell'incessante viaggiare della mente (madonna come mi sento decadente).
dato il mio profondo e sempre continuo allenamento alla soppressione delle pippe mentali, mi obbligo -e ultimamente mi ritrovo, dato il successo del mio duro allenamento- a pensare a cose alternative.
proprio oggi m'è venuto da pensare, tristemente ahimè, che la mia vita sarebbe tremenda senza una cosa alquanto futile e incredibilmente evitabile.
no, lo so che molti (tra i miei sporadici -e pressappoco inesistenti- lettori) staranno già arricciando il naso o sogghignando soddisfatti pensando che questa cosa sia il sesso.
no sporcaccioni, non lo è, anche se vi piacerebbe. così potreste dire: "ecco, lo sapevo che, anche lei, in fondo, era una porca". ripeto: no. non avrete la soddisfazione. perchè io su questo ho un'altra teoria. che spiegherò poi. 
e badate bene che non si tratterà di un mero e ignobile tentativo di giustificazione. le teorie sono assunti dimostrabili a proposito di argomenti validi. 
e io ho tutte queste cose. gnè gnè.
ma ora ricomponiamoci e dedichiamoci all'elemento principale senza orsù indugiar oltre (madonna come mi sento manzoniana).
contrariamente a tutte le assurde congetture che si potrebbero fare, il mio punto essenziale nella vita è molto più semplice. 
io non posso assolutamente fare a meno dei dolci. l'ho scoperto da poco constatandolo come un evento in realtà poco lieto.
la cosa mi ha provocato anche un discreto senso di disagio legato alla mia convinzione di avere una forte indole da palletta di ciccia e una forte attitudine all'accumulo di rotolini superflui. 
ma, tant'è: per me avere qualcosa di dolce da assimilare ogni giorno è diventato quasi fondamentale. tanto che un pochino mi sono anche preoccupata di essere assuefatta agli zuccheri complessi.
e potrei anche esserlo, questo non è escluso a priori. sarò pure una che si analizza, ma non ho certo gli strumenti per potermi diagnosticare problemi medici. e la cosa mi allieta non poco. altrimenti mi creerebbe maggiori problemi e motivi per ricorrere alle pippe mentali. cosa che, come ho già detto, sto evitando come la peste da un bel po' di tempo.
ecco, ci sono giorni in cui mi guardo allo specchio e vedo il mio culo non indifferente. giorni in cui vedo la folla di ragazze magre e snelle con forme perfette che mi sembrano più belle di me (e che, con alta probabilità, lo sono anche). giorni in cui penso che il grasso e il colesterolo si ripercuoteranno su di me in vecchiaia. 
allora mi ripropongo di smettere: non mangiare più dolci se non una volta ogni tanto.
d'accordo. non sono esagerata. non è che mi nutro di panettori, pandori, gelati, brioches, nutella e biscotti, di notte e di giorno. no.
solo che dopo pranzo se non ho una caramella, o un quadratino di cioccolata, o un qualsiasi altro tipo di elemento che sia di sapore dolce, anche piccolo, ma abbastanza da potermi illudere, per me la giornata rimane a metà. è storta. non compiuta. strana. 
non lo so, non ci riesco.
e poi voglio dire: con tutte quelle persone che ti dicono
-maddai, che dici? stai così bene!
oppure
-no, che schifo le ragazze magre. sembrano vuote! che cosa ci acchiappi?
o anche
-saranno pure magre, ma secondo me gli puzzano i piedi. o hanno le ascelle pelose!
e infine
-guarda che tante di quelle non sono mica felici!
beh, con questi presupposti, vi sembra facile smettere?
o grandi gourmet, perchè i dolci sono così buoni?
perchè non riesco a non commuovermi di fronte a una millefoglie, o una cheescake? perchè non riesco a non trattenere la salivazione quando vedo piccole sacher e piccoli tiramisù?
perchè i muffin sono così belli, ma anche così buoni?
perchè, perchè, perchè?
ho da struggermi l'anima e il core(madonna come mi sento dantesca).
ma allora, nel mezzo del cammin della mia vita, trovandomi dentro una selva oscura e cercando di non smarrire la diritta via, sarà un peccato così grande seguir la bestia del saccarosio?
finirò nel girone dei golosi? dh. che schifo.
vi prego, guaritemi da questa tremenda malattia. 

martedì 9 febbraio 2010

Nuvole.

Nino era un bambino che guardava le nuvole.
le guardava dal mattino alla sera, col buio e con la luce. gli piacevano talmente tanto che quando il cielo era azzurro e il sole splendeva, lui era triste.
non gli interessava nessun gioco. nessun soldatino, nessun subbuteo, nessuna figurina, nessun cartone animato. per lui nella vita esistevano solo le nuvole. e il suo orsetto: Nuvolino.
Nuvolino parlava sempre con Nino e facevano grandi discorsi sulla forma e sul colore delle nuvole, inventando storie incredibili.
un giorno avevano visto un cane che prendeva un bastone lanciato al volo dal padrone.
un giorno avevano visto delle incredibili astronavi aliene.
un giorno avevano visto enormi piatti da portata pieni dei cibi più buoni.
i bambini, si sa, sono creature particolari.
gli adulti non capiscono i bambini perchè non si ricordano più di essere stati piccoli e di aver avuto capacità al di fuori dell'ordinario. perchè un giorno sono cresciuti e tutte quelle qualità sono sparite, senza che loro si fossero accorti neanche di averne.
per questo la mamma e il papà di Nino non facevano altro che sgridarlo:
-Nino studia!
-Nino, ma perchè non vai a giocare con gli amichetti?
-Nino prova a leggere un libro.
-Nino fai un disegno!
ma per quanto il piccolo Nino si sforzasse, disegnava sempre nuvole e sceglieva solo libri sulle nuvole.
lui sapeva che dentro quelle montagne di panna bianca c'era qualcosa. ogni coperta grigia aveva una storia, veniva da un posto lontano, portava dei regali.
ma soprattutto, Nino sapeva che sopra le nuvole c'era un altro mondo.
gli altri bambini non lo capivano, ridevano di lui perchè aveva sempre il naso immerso nell'aria e gli occhi pieni di quelle soffici montagne sospese.
un giorno nella sua classe arrivò un bambina che gli si sedette subito vicina.
Nino e quella bambina fecero amicizia. tutti furono sorpresi: l'unica persona al mondo, oltre al suo orsetto, che fosse riuscita a parlargli.
la bambina raccontava a Nino tante storie e per un po' sembrò che il piccolo si fosse dimenticato delle nuvole.
ma poi, qualche giorno dopo, li trovarono sdraiati nell'erba del giardino della scuola che indicavano il cielo. Nino aveva attaccato quella strana malattia sulle nuvole anche alla bambina.
i grandi cominciarono a preoccuparsi: Nino e la bambina non si separavano mai e andavano in giro sempre col naso all'insu, a guardare il cielo.
Nuvolino però soffriva. lui era rimasto solo, adesso Nino pensava sempre alla bambina.
così decise di recuperare il suo amico.
una sera, prima di andare a dormire, disse a Nino che poteva farlo salire sulle nuvole. gli disse che ci saliva tutte le sere quando Nino dormiva. anche se non era vero.
e gli disse come doveva fare.
Nino però non voleva salirci da solo:
-è con lei che devo andarci. lei è l'unica che mi ha ascoltato. lei mi capisce.
Nuvolino era ancora più triste. sapeva che non avrebbe mai più recuperato il suo amico perchè Nino pensava solo a quella bambina. stava crescendo e si sarebbe dimenticato di lui e soprattutto delle nuvole.
così, il giorno dopo a scuola Nino raccontò alla sua amica speciale come salire sulle nuvole. proprio come gli aveva detto il suo amico Nuvolino.
ma la bambina non capì e scappò piangendo.
Nino però aveva deciso. quella stessa notte, come gli aveva detto il suo amico Nuvolino, sarebbe salito sulle nuvole.
tornò a casa solo, per la grande gioia del suo amico orsetto.
anche Nuvolino però era destinato a rimanere solo.
quella stessa notte, il piccolo Nino si mise in piedi sulla finestra e, al primo passaggio di una nuvola al suo davanzale, mise un piede fuori, e volò via.
senza che nessuno lo trovasse mai più.

lunedì 1 febbraio 2010

domanda universale

E' NORMALE, A 24 ANNI, SENTIRSI COSì INCREDIBILMENTE TRISTE? 
ANCHE INUTILI.
E DEPRESSI. 

secondo me no.