"io scrivo": una di quelle frasi piccole che si portano dietro troppo. io scrivo perchè ne ho bisogno. sono grafomane, non posso farne a meno. come la droga. una di quelle cose che se non ce l'hai vai in crisi.

sabato 25 settembre 2010

Speriamo non ci sia solo Brioche e Cappuccino.

ho conosciuto uno che mi ha raccontato una strana storia. 
si era alzato una mattina e si era improvvisamente ritrovato senza amore.
ma non nel senso che non aveva più nessuno da amare, ma proprio che non aveva più amore da dare. 
se ne era accorto perchè tutto era diverso. cambiato.
il mondo intero era diverso.
niente valeva più la pena di essere. in tutti i sensi.
una volta amava i libri. poi non li amava più.
una volta amava i film. poi non li amava più.
una volta amava viaggiare. poi non lo amava più.
una volta amava mangiare. poi non lo amava più.
faceva tutto così meccanicamente che gli serviva solo per sopravvivere.
e prima di arrivare a un punto ce ne aveva messo di tempo.
poi aveva incontrato la sua ex.
quella che l'aveva fatto soffrire tanto. che l'aveva fatto stare male. che l'aveva fatto sentire inutile, solo. perchè l'aveva lasciato.
ma non aveva provato niente neanche per lei. NIENTE. 
tanto che anche lei se ne era accorta e lo aveva guardato in modo strano. 
e così adesso era solo e senza amore. nè da ricevere, perchè non aveva nessuno; e nè da dare perchè non ne aveva più.
quel tizio mi ha raccontato che all'inizio si era sentito strano.
non capiva perchè niente aveva più un senso. 
non riusciva più ad avere voglia di niente. 
e io ho pensato: "occavolo, che storia triste! non vale la pena di raccontarla una storia così. qualcuno che la dovesse leggere o sentire, si deprimerebbe di sicuro."
poi gli ho chiesto come si vivesse senza amore. e lui mi ha risposto: «male»
una sola parola. una sola. che riassumeva perfettamente ogni sua sensazione. 
mi dispiaceva per lui. 
ma certe persone non è bello compatirle. e io avevo capito che lui aveva bisogno di parlarne. così l'ho lasciato continuare. cercando di non deprimermi troppo.
l'uomo senza amore mi ha raccontato che proprio non sapeva più cosa fare. 
all'inizio aveva cercato una soluzione.
e pensava di trovarla nel sesso.
fare sesso senza amore si può.
e magari dal solo sesso può nascere l'amore.  
ma ci aveva provato un paio di volte e le cose non erano andate bene: le ragazze non riuscivano ad andare al di là dei preliminari perchè, non appena le cose cominciavano a farsi serie, si staccavano sconvolte e scappavano. 
a gambe levate.
si rivestivano in fretta e furia e prendevano la porta. senza dire niente. 
perchè? si chiedeva lui.
che cosa ho?
pensò che fosse una malattia e allora andò dal medico.
dopo analisi e test, si scoprì che era sano come un pesce.
e per la prima volta capì che quel detto "basta la salute" forse non era vero al 100%.
strano. era tutto così strano.
non riusciva neanche a mettersi a piangere tanto si sentiva vuoto. 
passò il tempo e le cose non cambiavano.
lui era sempre solo. 
poi un giorno ci pensò.
richiamò una di quelle ragazze che erano scappate così di corsa da lui.
«pronto, michela? non riattaccare. voglio solo chiederti una cosa.»
«d'accordo»
«perchè è stato così terribile venire a letto con me?»
per un attimo ci fu silenzio. dal ricevitore non uscì nulla. poi Michela prese fiato e disse solamente: 
«hai presente quando cercano di spiegarti che cos'è un buco nero? ecco, immaginatelo. immaginati quando ti dicono che un buco nero è qualcosa che potrebbe risucchiare tutto attorno a sè e portarlo chissà dove. io mi sono sentita così. ho visto tutto nero e mi sono sentita risucchiare. come se dovessi assorbirmi. come se non volessi solo un po' di sesso, ma volessi troppo di me. una parte che non avrei potuto darti. ho avuto paura.»
«oh beh. non lo sapevo che fosse così. mi dispiace.»
«non preoccuparti. ma cerca di stare bene. magari un giorno ci rivediamo.»
«grazie.»
aveva riattaccato il telefono non credendo alle sue orecchie: che cosa voleva dire? 
come sarebbe potuto essere possibile addirittura risucchiare una parte di persona?
stava diventando un mostro.  
adesso era veramente preoccupato. e pensava proprio di non riuscire ad risolvere il problema. 
ma poi si ricordò.
si ricordò che gli avevano detto che per risolvere qualcosa,  bisogna arrivare alla radice, alle cause. da quello si parte per affrontare le difficoltà.
ok. 
perciò: che cosa era successo? per quale motivo non aveva più amore?
pensò di nuovo alla sua ex. a quanto l'avesse fatto soffrire. a quanto l'avesse fatto star male. e ci pensò con freddezza. 
possibile che per colpa sua, adesso non aveva più un briciolo di amore perchè gliene aveva dato troppo?
era tutto così strano. 
cercò di andare più a fondo.
ricordò che cosa aveva fatto la notte prima del giorno esatto in cui aveva cominciato  a percepire quella strana sensazione che gli faceva vedere il mondo come un pezzo di ferro: grigio e freddo. e inutile.
una lampadina si accese. prima di andare a dormire aveva praticato dell'autoerotismo.
fermi tutti.
un momento.
gli venne in mente un'idea strana. 
in quel momento di profondo amore verso sè stesso, aveva messo troppo di sè. aveva cercato di darsi tutto l'amore che credeva di non aver ricevuto nel tempo in cui aveva sofferto ed era stato male per qualcuno.
era stato un momento strano. si era addormentato felice.
ma nella notte aveva sognato.
e ricordava perfettamente il sogno che aveva fatto.
ogni immagine nitida davanti ai suoi occhi.
veniva risucchiato in un buco nero.
si!
esattamente.
si trovava solo nell'universo e fluttuava. e a un certo punto un buco nero l'aveva risucchiato. e lui si era svegliato di soprassalto. 
e da quel momento aveva cominciato ad assorbire tutto con passività. senza provare più niente. 
forse era questo che intendeva Michela. 
che confusione.
e allora decise che doveva provare con la stessa medicina. 
quella stessa notte praticò dell'autoerotismo. e lo fece un impegno tale da uscirne spossato.
anche perchè di amore, nemmeno a parlarne.  
si addormentò. 
e non sognò proprio nulla.
nero. vedeva solo buio. tutto nero. 
lo svegliò qualche ora dopo la sensazione di essere stato catapultato sul suo letto a tutta velocità. sbattuto come un meteorite che dal cielo precipita sulla terra. 
madido di sudore. 
e mentre cercava di riprendersi suonò il campanello.
era un sabato.
«chi è?»
«apri, sono Michela. ti ho portato la colazione.»
un sorriso si aprì sulla sua faccia.
colazione. 
adoro fare colazione.  
speriamo non ci sia solo brioche e cappuccino.
pensò.  
  
   
 
 
 
 

domenica 19 settembre 2010

felicità

credo che per essere felici basti poco. il difficile sta nel capire come fare. 
credo che la felicità si nasconda in spazi che nemmeno immaginiamo, e molto spesso ci perdiamo dietro a cose più grandi di noi senza sapere che, in realtà, quello che ci serviva ce lo saremmo trovato in tasca: era talmente piccolo che quasi lo avevamo dimenticato. 
credo che ognuno abbia diritto alla propria felicità perchè è giusto che le persone siano felici nel loro modo preferito. 
ma soprattutto credo che stia ad ognuno di noi stabilire cosa desiderare per la propria felicità. 
io so che molto spesso potrei aver trovato la felicità dentro una scatola di biscotti, quando potevo prendere l'ultimo e mangiarlo. 
altre volte invece l'ho avuta nei lacci delle scarpe, quando sono riuscita a fare il nodo per la prima volta. 
poi ricordo la piccola esplosione di felicità che ho avuto dentro di me quando ho avuto la coscienza di riuscire a capire cosa volesse dire "brava" ed essermelo sentito dire. 
oggi mi piace assaporare la felicità del momento in cui ricevo qualcosa che desideravo da tempo. 
ho toccato la felicità più grande quando per la prima volta mi sono innamorata sul serio, sapendo di essere ricambiata.
e poi, forse, nessuno se lo immagina, ma la felicità ce l'ho nella pelle, rappresentata indelebile da ognuno dei miei tatuaggi. 
posso gustare la felicità sulla lingua della persona che amo. 
posso sentirla forte, quando ci faccio l'amore. 
posso toccarla quando mi bagno le mani delle lacrime di essere riuscita a dirgli qualcosa di importante. 
a volte la abbraccio quando nella mia solitudine e nella mia tristezza, un amico o un'amica vengono in mio soccorso, per darmi quel po' di forza in più che mi mancava. 
mi è capitato di danzare la felicità e anche di ascoltarla. 
sono riuscita a prenderla dalle parole che scrivo e da quelle che leggo. 
ma soprattutto, amo quella sensazione labile di felicità che ogni tanto mi coglie. 
so che sarà temporanea e che domani potrei non sentirla più. ma io, per davvero, riesco qualche volta a sentirmi felice. 
e credo, fermamente, che ognuno nella sua infinita ricerca, abbia l'inalienabile diritto di trovare la felicità che vuole e che più desidera. 
a discapito di ciò che dicono tutti.  

sabato 18 settembre 2010

ciao, sono Apple.

ciao.
sono quella che va a Napoli la mattina e torna il pomeriggio.
sono quella che usa il Tom Tom e sbaglia strade anche con quello.
sono quella che va a dormire la notte all'1.00 per leggere e si sveglia la mattina alle 7 meno un quarto. cioè, si alza, ma senza svegliarsi.
sono quella che la notte leoni e la mattina coglioni.
sono quella che va in libreria a spendere tutti i suoi soldi.
sono quella che ha un sacco, ma proprio un sacco di stupida pazienza.
sono quella con la mamma che vuole sapere quello che fai il sabato sera almeno un mese prima, anche se non sai nemmeno che mese è quello dopo.
sono quella che cerca disperatamente lavoro.
sono quella che tra un po' si laurea alla magistrale.
sono quella che si laurea alla magistrale? davvero?
sono quella che dopo la laurea vede il baratro sotto di sè.
sono quella che sta per compiere 25 anni e quindi si avvicina pericolosamente alla crisi del quarto di secolo.
sono quella che si caca in mano del futuro.
sono quella che sta qui a scrivere che è quella che.
sono quella che si sfoga sul suo blog.
sono quella che sono semplicemente Apple.

venerdì 17 settembre 2010

Orgoglio NERD.

quando i blog ti vengono in mente uscendo dal bagno di un bar dopo aver fatto pipì, per prima cosa pensi che è una vita che scrivi lì su e, beh, dovresti proprio farlo.
poi ti dici che avresti un sacco di cose da dire, ma in fondo credi che non ne dirai nessuna.
e infine ti guardi i piedi. 
perchè proprio i piedi?
perchè per me è un gesto di riflesso. quando uno non sa che dire, abbassa lo sguardo per cercare di trovare qualcosa. qualcosa da dire. che poi in realtà è dentro la sua testa. e allora dovrebbe guardarsi dentro uno specchio. ma in realtà...sono domande da farsi queste??
insomma, noti che ai piedi hai le tue bellissime Converse nere basse che sotto i pantaloni stretti a imbuto fanno davvero un figurone, e poi ti piacciono anche sotto i jeans corti e le gonne, perchè rendono un piedino proprio niente male e poi sì.
ti rendi conto che questa digressione non c'entrava niente perchè tu volevi solo parlare di un'altra cosa anche se, con le converse, un po' c'entrava. 
si perchè oggi ci sono delle cose che diventano un vero e proprio status quando cominciano a fare parte di te. ed è inutile che continui a mentire a te stessa perchè lo devi ammettere ormai: sei una nerd.
una nerd dimmerda.
prima lo dicevi scherzando, ma adesso te ne sei proprio resa conto che sei una vera nerd. 
un po' fuori dai canoni, ma sempre una nerd. 
parliamone.
adesso lo devi notare: le scarpe converse, soprattutto quelle basse, sono scarpe da nerd. e a te piacciono un casino. 
e le ami così tanto che qualche volta ti viene di fargli le foto. e ti dispiace troppo di non riuscire a portarle di inverno perchè ti fanno troppo freddo ai piedi. anche se in realtà, coi pantaloni stile anni 80 che porti, sarebbero sempre perfette. 
e poi, quasi sempre, le scarpe basse coi pantaloni a imbuto addosso a una donna, sono da nerd.
gli occhiali Ray Ban, quelli grandi da vista, i classici RayBan con la montatura grossa e nera, di plastica, che quando te li metti ti occupano mezza faccia, sono occhiali da nerd.
all'inizio te li sei comprati perchè dicevi che erano fichi, ma solo i veri nerd come te li usano in quel modo, soprattutto quando ti calano sul naso. e tu col dito che continui a spingerli su per vederci meglio, soprattutto davanti allo schermo del piccì. questa è una cosa da nerd. 
e poi ricordatelo: tu non hai un pc. tu hai un mac. 
e il mac è da nerd. 
e il fatto che tu ami il mac come se fosse tuo figlio, lo tratti con più cura di un cucciolo e ci tieni come se fosse un prolungamento del tuo corpo, è una cosa da nerd. 
e hai giurato che non passerai mai più a windows. e pensi che steve jobs potrebbe essere il tuo marito ideale. e leghi al mac qualsiasi cosa utile della vita. 
questo è davvero nerd.  
avere l'iphone. ed esserselo comprato dopo aver provato per lui un vero, sincero e profondo amore, è una cosa da nerd. 
soprattutto perchè prima di averlo tra le tue mani e poter dire che era tuo, per giorni non hai pensato ad altro. come quando ti piace una persona. 
e poi hai provato la gioia di comprare le applicazioni. esserti esaltata come una bambina a cui comprano una barbie nuova per una bella applicazione con gridolini di euforia, è una cosa da nerd.
e oltretutto le barbie ti hanno sempre fatto schifo. 
NERD!
e poi adesso, magicamente non puoi più vivere senza di lui, e ti preoccupi terribilmente se da segni di squilibrio. 
e non scordarti che gli hai dato un nome. e un soprannome.
questo è proprio da nerd.  
ti guardi un sacco di serie televisive. un sacco. ti mangiano il cervello. per alcune serie, ogni puntata l'hai vista almeno 2 volte. e ricordi tutti i nomi dei personaggi e tutte le loro storie. e ti sei incredibilmente affezionata a loro. ti preoccupi della loro vita. ti dispiace se stanno male. ci hai creato un legame emotivo. e nonostante questo riesci a trovare tempo anche per scrivere. 
sei una nerd.
ah, hai un blog. tenere un blog su internet ripieno di cose inutili, è la cosa più nerd che potessi mai immaginare. 
in più ti leggi libri sugli zombie, sui vampiri, su mondi alieni e su situazioni talmente paradossali da fare un baffo a un lonfo. 
sei una nerd.  
ma, sopra ogni cosa, essere davvero, davvero nerd vuol dire portare il lutto dopo che il tuo hard disk ha crashato, come se fosse scomparso un familiare.
perchè davvero lì dentro c'era un pezzo della tua vita. 
tutto questo è profondamente e pesantemente essere NERD. 
ecco.
io ho capito che essere nerd non vuol dire solo usare il computer come un fidanzato (facendoci, eventualmente, anche sesso e conoscendo ogni sua intima parte più nascosta), ma è anche questo. 
e beh...mi piace.